Ebbene sì, è stata proprio una disfatta in terra francese… Qualcuno, guardando le classifiche, se ne sarà già accorto… mi spiace perché mi ero anche preparato per questa gara. Passo subito al racconto.
Giorno # 1 - il viaggio
Sono le 12.30 di martedì 5 Agosto quando io e Max lasciamo lo Spizzico di Saronno, diretti verso Aosta. Lì avremo appuntamento con altri due nostri compagni di avventura, Alessio Zamuner e Pippo Lamastra, per recarci a Vittel nei Vosgi per le prime tappe del Tour de France VTT. Un viaggio abbastanza tranquillo, senza traffico, con una breve sosta per una rustichella in autogrill, ed in perfetto orario alle 14.30 circa siamo ad Aosta. Il mezzo che ci porterà in giro è il furgone gentilmente messo a disposizione dall’Hard Rock FRW, davvero capiente e rivelatosi fondamentale. Ci mettiamo in cammino, il viaggio passa abbastanza in fretta e crescono le nostre aspettative per quella che sembra una passeggiata: “solo” cinque tappe, di cui due nella stessa località, e le altre tre nei dintorni di Parigi. Dopo il tunnel del Gran San Bernardo entriamo in Svizzera e, dopo qualche ora, finalmente in Francia. Il viaggio prosegue scandito dal navigatore, indispensabile, ed alle 20.30 circa ci fermiamo nel primo paesino per la cena. Troviamo un ristorante, deserto come del resto tutto il paese, dove ceniamo con carne e patate, ed una misteriosa fetta di torta con dei pezzi di frutta sopra che anche ora, passate due settimane, non abbiamo ancora identificato in specie conosciute dalla scienza. Da qui in poi il navigatore subisce l’influsso di qualche astro celeste, o cose simili, perché facciamo un paio di ore di viaggio al buio (“vero buio di campagna”, direbbe qualcuno) in una stradina strettissima tra prati e foreste… o forse era proprio quella giusta. Sta di fatto che in questo momento mi vengono in mente le leggende medievali ambientate proprio qui, con enormi lupi affamati che assalivano contadini e viandanti. Finalmente arriviamo a Vittel, sono quasi le 23, il nostro hotel pur essendo economicissimo non è niente male, e situato vicinissimo alla partenza della gara. Si va quindi a letto, da domani il programma ufficiale comincia con la presentazione dei team.
Giorno # 2 - sorpresa: una kermesse!
Dopo la colazione, usciamo dall’hotel per fare una sgambatina in bici, ma ci si prospetta davanti una brutta sorpresa: la ruota anteriore destra del furgone è buca. O meglio, sgonfia a metà… ma dobbiamo trovare una soluzione. Dopo aver perso tantissimo tempo per cercare il cric, decidiamo di risolvere il problema dopo la pedalata. Ci rechiamo verso Vittel, città abbastanza graziosa, dove giriamo alla cieca per trovare i nostri compagni, sopraggiunti in camper. Giriamo per parecchio, Alessio e Pippo proseguono l’allenamento mentre io e Max continuiamo la ricerca: li troviamo, e dopo un po’ cominciamo a girare per le piste ciclabili di Vittel. L’appuntamento per il pomeriggio è alle 14.00, ma alle 18.30 c’è un qualcosa di non specificato, obbligatorio, in cui ci si deve presentare con la bici e la divisa. Faccio notare agli altri che gli organizzatori sono capaci di farci fare una qualche kermesse… Torniamo in hotel, abbiamo fino alle 12 prima di liberare la camera quindi facciamo in tempo a docciarci. Il gommista vicino all’hotel, però, nel frattempo chiude quindi nell’attesa che riapra andiamo al supermercato distante 100 metri dove acquistiamo pane, pomodori, prosciutto e mozzarelle per preparare dei panini extra-speciali. Il gommista riapre, ma lui non può fare nulla perché è attrezzato solo per la manutenzione: scopriamo tuttavia che il nostro problema è la valvola rotta, quindi proviamo ad incamminarci pian pianino fino al centro di Vittel dove troviamo un gommista, che in dieci minuti ripara il danno. Arriviamo un poco in ritardo alla conferenza stampa, lì troviamo i nostri “avversari”, in gran parte gente conosciuta in Italia o in giro per il mondo. Viene a questo punto svelato l’arcano delle 18.30: effettivamente c’è una kermesse, con in palio dei soldi. Si avvicina l’ora, e ci spostiamo nell’area della gara dove proviamo il percorso. Già da subito ci appare pericolosissimo: si parte in discesa, dove si prende velocità e si deve passare un alto dosso di sabbia (attenzione all’atterraggio…), si passa una rotonda e secondo dosso, dove la velocità è ancora maggiore, seguito da tre tronchi APPOGGIATI in terra, da saltare. Stretta curva a sinistra e saltino per salire su un ponticello abbastanza ripido, discesa, si entra nel parchetto e ci attendono un tratto di sabbia ed uno di ghiaia, artificiali, da ciclocross. Il finale è in salita, con altri tre ostacoli da saltare. Il nostro primo pensiero è non farci male… è raro trovare delle situazioni così pericolose, sembrano quasi volute. Partono le prime squadre, dopo di che è la volta dell’altro nostro team dove, purtroppo, c’è da segnalare l’incidente per Loris che stoicamente finisce la gara con la clavicola rotta. Neanche a dirlo, l’incidente avviene sui tronchi semovibili, che mentre li si salta essi rotolano leggermente verso valle, ed a nulla servono gli interventi di ripristino degli addetti ad ogni partenza. Tocca a noi, non andiamo a velocità forsennata… i giri da percorrere sono due, io rischio tantissimo nella seconda tornata quando mi si stacca un pedale sugli ostacoli, e li salto con una gamba sola: non chiedetemi come abbia fatto a stare in piedi perché proprio non lo so!!! Gianluca nel frattempo cade nell’atterraggio dal dosso di sabbia, per fortuna non si è fatto nulla. La consolazione avviene con il riscontro cronometrico: abbiamo il miglior tempo, e rimarrà così per un po’. Ma c’è da segnalare un altro incidente: parte la nostra squadra amica Infotre – Leecougan, con i sudamericani che vivono qui in Lombardia, e di nuovo sugli ostacoli c’è una caduta. A farne le spese è Paolo Montoya, costaricense, e sicuro protagonista del Tour. Urta con la ruota anteriore un tronco, che si mette di traverso e lui ci cade sopra. La situazione appare drammatica, rimane disteso a terra con il volto “pelato” sull’asfalto. Ci vogliono venti minuti perché arrivi una barella, e perché venga portato in ospedale. E vi faccio notare che l’ambulanza era a circa 200 metri da lui, e l’ospedale a 500: perché ci hanno messo così tanto? E chi lo sa… Ma il bello viene adesso: in ospedale gli viene fatta la prova del palloncino, deve essere che in Francia i corridori sono abituati a correre dopo qualche grappino!!! Come se niente fosse, dopo un po’ riprende la gara. Noi non ci qualifichiamo per la finale, non è un problema… il nostro primo pensiero è raggiungere l’hotel, che dista 42 km, e per i prossimi tre giorni sarà così: comodo, vero?
Giorno # 3 – la prima tappa
Dopo la sveglia, e la colazione, ci portiamo con calma verso Vittel, vi ricordo che è distante 42 km (ma posti più vicini per dormire proprio non ce n’erano?!?!). Io ci vado in furgone, mentre gli altri decidono di fare una sgambatina in previsione della crono al pomeriggio. Pranzo a base di pollo, che contraddistinguerà tutti i nostri giorni in Francia, e poi via a provare il percorso. Al posto di Loris correrà Giuliana, sorella di Pippo. Il tracciato non è nulla di che, ci sono lunghi tratti da spingere, e nella parte iniziale si costeggia un piccolo torrentello (scarico fognario, a giudicare dall’odore) all’interno del greto, cementato, dove gli organizzatori sono riusciti ad infilarci dei tratti pericolosi. Nella parte centrale il tracciato migliora: c’è un po’ di fango, ma la strada sale in una pineta con un bel single track anche tecnico, seguito da una discesa ed un paio di saliscendi. Ancora dei tratti pianeggianti portano verso l’arrivo. C’è il sole, ma il cielo non promette nulla di buono. Quando parto io il tempo è buono, ma mi sento imballatissimo, forse ho fatto i primi tratti in pianura troppo forte. Nella seconda parte mi sento meglio, trovo una buona pedalata, ma la gara è finita. Ci portiamo al furgone per cambiarci, e le condizioni meteo cambiano repentinamente: sale il vento, e comincia a piovere. Facciamo giusto in tempo ad entrare quando si scatena una vera e propria tempesta, con grandine grossa anche come palline da golf! In questo momento stanno correndo altri corridori, tra cui Montoya miracolosamente ripresosi dall’incidente del giorno prima, ed il Campione del Mondo Sauser. Finisce la grandinata, ed anche la gara: il mio tempo è altissimo, non trovo giustificazioni se non che sono andato davvero piano… Magra consolazione, Sauser ha fatto peggio di me (e ci credo, con quella grandine!). Dei nostri il migliore è Alessio, quinto assoluto ma che per sei centesimi di secondo non riesce a conquistare la maglia di miglior giovane. Si torna in hotel, dopo la cena a base di riso e pollo. Domani prima tappa in linea, sempre a Vittel.
Giorno # 4 – mai più i v-brake
Il temporale di ieri ha condizionato un po’ il percorso, il fango è aumentato in maniera sensibile. Non si percorre lo stesso tracciato, o meglio lo si percorre solo in parte. Infatti, dopo la salita nella pineta non si scende ma si continua ancora in salita, ad ampi tornanti in single track e davvero molto bella. Seguono dei saliscendi, con discese ripide e strappi, col finale su piste ciclabili. Non male! Partiamo ancora sotto al sole, io sono tra gli ultimi. Viene dato il via, in discesa e tra rotonde e spartitraffico come è tipico a queste gare, e all’inizio dello sterrato riesco a guadagnare abbastanza posizioni, soprattutto in un fangosissimo tratto in salita (fango quasi fino alle caviglie), da fare a piedi. Ma i miei problemi cominciano dopo poco. Passando la pineta la mia bici diviene più pesante e più lenta, una differenza sensibile… sulla seconda parte della salita non riesco più a pedalare, mi devo fermare. Cerco di svuotare i v-brake dal fango, la ruota non gira più… bene, posso già dire che la mia gara finisce lì. Il fango c’è, e tanto… e misto alle foglie e all’erba crea degli impacchi tipo cemento in ogni parte meccanica. Il percorso in sé è pedalabile, se però mi girassero le ruote… Mi devo fermare altre due volte nel primo giro, e tre volte nel secondo. Perdo come minimo un quarto d’ora e tantissime posizioni, ma non posso fare altrimenti se la voglio finire. Al terzo giro mi fermo ancora, ma dopo poco si scatena un altro temporale, con pioggia torrenziale, freddo, lampi e tuoni. Ma così va davvero bene… nel bosco non si vede nulla, sembra notte, ma l’acqua diluisce il fango che così mi permette un attimo di respiro. Tuttavia verso la fine, dietro di me, arrivano i primi due concorrenti… mi doppiano e lì pongo fine anche alla mia classifica, perché i doppiati vengono classificati con tempi non reali, e quindi impossibile rimontare anche qualche posizione. In quel giorno, “casualmente”, vengono sorteggiati per l’antidoping tutti corridori italiani. E via, altri 42 km per tornare all’hotel. Ci fermiamo però dopo cena a Epinal, dove c’è una festa… o qualcosa di simile, il tempo di una birra e si va a letto.
Giorno # 5 – verso Parigi
Le conseguenze del cibo propinatoci si fanno sentire. A farne le spese è Max, con problemi di stomaco etc. Ci aspettano circa 5 ore di viaggio verso Parigi, le ultime tre tappe saranno in quella zona e speriamo che la location (hotel) sia sempre la stessa. Ma non sarà così. L’unico stop del nostro viaggio è in un autogrill, per seguire l’arrivo della prova olimpica su strada, ci fermiamo neanche a farlo apposta nel momento clou della corsa e riusciamo a vedere l’argento di Rebellin. Riprendiamo, per arrivare al Flunch (squallido, permettetemi di dirlo) dove mangeremo per due giorni (quattro volte coscia di pollo, cosa credete?). Siamo nell’estrema periferia di Parigi, quindi zone malfamate, abbastanza tristi, ma verso le 15 usciamo in bici (io, Pippo e Alessio, mentre Max rimane a letto). Andiamo un po’ a caso, prima su piste ciclabili accanto a canali e corsi d’acqua, popolati da nutrie giganti e da una ricca fauna, per poi uscire su asfalto verso alcune collinette tra campi di grano. I paesini sono deserti, c’è un silenzio irreale, tanto che quando vogliamo fare uno stop per far merenda fatichiamo a trovare un bar aperto. Troviamo una pasticceria, e lì facciamo sosta.

Ci infiliamo in qualche sterrata, con tratti in pavè tra le fattorie, dove forse ci passa proprio la Parigi-Roubaix. Il ritorno è ancora su piste ciclabili di fianco ai canali, poi nel centro del paesello per ammirare la sua chiesa ed i vicoletti. E’ ora di cena, e dopo aver atteso un’ora e mezza per una crepes, alle 22 ci chiediamo cosa fare della serata. Parigi è distante 65 km… massì, andiamoci a fare un giro in centro. Io, Pippo e Alessio (Max è ancora lungi dall’essersi ripreso) ci mettiamo in macchina alla volta della capitale. E’ caotica come sempre, anche se sono le 23… vogliamo fare un giro a piedi. Lasciamo il furgone posteggiato in piazza della Concordia, ed il navigatore indica 2,5 km per Notre Dame. Fattibile… ci incamminiamo ma il viaggio pare infinito, i km sono ben di più… Finalmente arriviamo, e ci spostiamo nel quartiere latino dove prendiamo un gelato. Al ritorno decidiamo di prendere la metropolitana, c’è solo un cambio di coincidenza da fare e torniamo in hotel, verso l’una e mezza. Domani la spettacolare cronometro di Montmartre.
Giorno # 6 – la cronometro di Montmartre
La psicosi intossicazione alimentare dilaga, altri corridori ne soffrono ed anche Pippo ed Alessio non si sentono molto bene. Io miracolosamente non ho nulla… Ci portiamo di nuovo verso Parigi, saltando il pranzo (ben poco salutare) che sostituiremo con pane e marmellata. Pioviggina. La pioggia è proprio lo spauracchio di chi ha provato il percorso e di chi (come il sottoscritto) lo scorso anno corse sotto l’acqua questa cronometro, cadendo tre volte sulle scalinate e rompendo il telaio. Il fondo però è abbastanza asciutto, proviamo il percorso che è fattibile. L’attesa verso la gara sembra lunga, ma in realtà passa in fretta tanto che non mi sento di aver fatto un buon riscaldamento. A causa delle vicende dei giorni scorsi, mi trovo ultimo italiano in classifica e quindi, a causa della partenza invertita, sono il primo italiano a partire. Nelle scalinate mollo davvero bene, la mia forcella asseconda bene ogni gradino, ma i guai ci sono in salita. Le gambe bruciano tantissimo, non riesco a farle di corsa e anche nei tratti da spingere mi trovo piantato. Deve essere che proprio non sono capace di fare le cronometro… Nella seconda metà comincia a piovere, giusto qualche scroscio che fortunatamente non mi condiziona, anche perché le scalinate sono sotto agli alberi che riparano un po’ dalla pioggia. Ho tempo di seguire le gare degli altri, non credo che il mio tempo sia buono ma in realtà non sarà poi così male, il 39°. Prendo un po’ di morale, sperando di ben figurare alla tappa del giorno dopo.
Giorno # 7 – addio catena
La Fertè Gaucher, sede della penultima tappa, dista quaranta minuti dal nostro hotel. La gara sarà al pomeriggio, e di nuovo si pranza con pollo. Sarà la gara più lunga, quasi 60 km ma dicono che è abbastanza scorrevole. Il colore predominante è il giallo ocra dei campi di grano, il percorso è sì scorrevole, ma non del tutto pianeggiante. Dopo un po’ di riscaldamento torniamo in zona partenza, e stanno già chiamando: mi dimentico di oliare la catena ed entro in griglia, forse sarà una mancanza imperdonabile. Partiamo, dalle ultime file rimonto qualcosa nella prima parte del tracciato, mi assesto per un attimo in un gruppetto pronto però a guadagnare ancora, la gamba mi sembra risponda bene. Tuttavia, in un tratto in discesa tra i campi, sento qualcosa nei raggi e mi accorgo che è la catena, spezzata. Non ho bene idea di come sia successo… ma nessuno ha lo smagliacatena e devo quindi proseguire a piedi. Due “locals” mi indicano la strada, dicendo che sono circa 4 km… sono tanti, ma non posso fare altrimenti. Dopo circa 3 dei suddetti km mi ritrovo ad un incrocio, dove passano i corridori. Chiedo di nuovo la strada, e rispondono che da lì sono altri 3 km. Un signore si offre di portarmi in macchina, ma dovrei lasciare lì la bici e tornare a prenderla con i miei mezzi… che casino, preferisco farmela a piedi. Insiste… mi offre allora di portarmi anche la bici e in questo caso è ok! Mi accompagna all’arrivo dove posso seguire la vittoria di Sauser, che dopo il traguardo si mette una confezione di surgelati sul ginocchio. Un giudice mi dice che se attendo a 2 m dal traguardo l’arrivo del primo corridore e mi faccio doppiare, posso essere classificato. Massì… va bene… e dopo un’oretta faccio questa scenetta. Da qui si va verso Evry, sede dell’ultima tappa, distante 86 km. Ci arriviamo, finalmente è l’ultima sera in Francia e siamo in una zona ancora più malfamata. Per fortuna stavolta siamo quantomeno vicini alla partenza.
Giorno # 8 – allora è proprio sfortuna
La partenza della gara è anticipata alle 10.00, perché il Dalai Lama è in visita proprio ad Evry (spostare anche la tappa no, eh?). A noi va bene, perché alla fine schizzeremo a casa. Sembra incredibile che in questa zona si possa fare una gara di mtb, ma così è. Sulle rive della Senna hanno creato un percorso con dei saliscendi, anche abbastanza duri e tecnici, ma dal punto di vista “estetico” il percorso lascia proprio a desiderare. Partiamo, io sono in ultimissima fila e ci metto un po’ a raggiungere una posizione decente. Ma ci vuole poco a perdere… in una discesa nel sottobosco un legno si mette tra la catena ed il cambio, che si storta un pochino. Mi fermo, rimetto su la catena a mano ma continua a saltare da un rapporto all’altro, so già che tra poco si spezzerà… e dopo due giri e mezzo è così. Pesto anche il ginocchio, e devo star fermo dal dolore per alcuni minuti… poi me ne torno al traguardo a piedi e rifaccio la scenetta del doppiaggio. Grande gara per Alessio, quarto assoluto dietro a Peraud, Sauser e Lakata, miglior giovane di tappa, secondo nella classifica giovani, terzo nella classifica assoluta e maglia verde. Dopo un frugale pasto ci mettiamo in viaggio, l’autostrada è chiusa a causa dell’arrivo del Dalai Lama e quindi dobbiamo prenderla più a Sud. Da lì non faremo praticamente più soste fino ad Aosta (a parte una piccola parentesi tra le montagne, inventata dal mio navigatore). Ad Aosta ci salutiamo, in fondo in fondo è stata una bella esperienza e, gare a parte, ci siamo divertiti. Torno a casa per mezzanotte e mezza circa, con il rammarico di non aver praticamente mai potuto disputare bene una tappa, sebbene mi fossi allenato abbastanza. Spero che valga quantomeno come allenamento per le prossime gare.
Qui di seguito un video che ho realizzato su questa settimana in Francia:
Andrea B.
Ciao Gattaccio randagio!!! Ma che bello il video...mi hai fatto venire nostalgia dell'Hexagonal...un pò meno di come si mangiava!!!
RispondiEliminaMi hai salutato Guion?!?!?!...non so come si scrive ma immagino tu abbia capito!!!!!
Ciao Gattonfolo!!!!
Me
Ciao!!!
RispondiEliminaCome atmosfera generale è stato in ogni caso molto bello... ma purtroppo dal punto di vista alimentare noi italiani siamo forse abituati troppo bene!!!
Ciao!